venerdì 11 gennaio 2013

AMORINO.


Isabella Santacroce. La vergine e il demonio. "In questa stanza guardo la finestra quasi fosse un volto, mentre Albertina continua a suonare supplicando la Vergine Maria di soccorrerla. Se solo. Quante volte dico se solo. Se solo. Se solo io fossi un'altra, nessuno, forse non mi divorerebbero i sensi di colpa. Se solo potessi dimenticare chi divento quando la luce finisce, se solo non arrivasse la notte.
Straziata dal buio, sporcata e derisa, divelta.
Mi chiedo com'è successo, l'unica cosa che so è che sono stata una bambina che un giorno è scomparsa.
Se solo non esistesse il dolore che provo, la pena, la rabbia, e quel desiderio di amore, infinito.
Se solo avessi il coraggio di uccidermi, fermarmi, non andare più incontro al terrore, a quel baratro che sempre mi attende, mi chiama, si apre.
Ancora poche ore e poi di me cosa rimane: un eco sottile, un'estranea.
Mi dico, Annetta resisti, non entrare nel male, chiudi le orecchie quando ti chiamano i demoni, fai finta di niente, stai ferma.
Anche stamattina ho provato, mi sono distesa fissando il crocifisso davanti. Niente di me si muoveva, lottavo. Dicevo: quando riuscirò a stare immobile di modo perfetto nessuno potrà piu fermarmi."

Ancora poche ore e poi di me cosa rimane: un eco sottile, un'estranea.
A cosa pensi?
Chi chiamerai domani mattina?
Chi penserai appena aprirai gli occhi, a quale cosa precipiterai l'insopportabile peso della responsabilità alla propria massa.
Cosa ti sta per cadere addosso?
Quale cappio sta per strignermi la gola?
Quella corda di che materiale è fatta? E' grossa, è piu sottile? Cosa costringe la gravità a tirarmi giu, se mi uccido non sono io che lo faccio, è un omicidio: la gravità l'assassina.
E che ingegneria. Facoltà dei più complessi. Neuroni.
Psiche. Psycho. Psychotic. Mi salta addosso ed entra. Non sono più io ora... 
Ciao Isabella.

Nessun commento:

Posta un commento