martedì 5 febbraio 2013

Parla.

Poi tanto arriva lei. Con i polmoni fra le mani e ti dice "accompagnami a raccogliere i petardi non esplosi".
Prendiamo un treno. Freccia rossa, noi con degli stracci addosso, zaini mezzi aperti e scarpe distrutte.
Andiamo a raccogliere petardi non esplosi. Per le vie dei parchi che non hanno aperto. Campi.
Coi tatuaggi sulla nuca e il male alla cervicale. Al mezzo della schiena una sciabola che sminuzza le vertebre.
Saliamo. Prendiamo i nostri posti. Con gli organi ancora in mano e la gente schifata che guarda. Noi non parliamo. Valentina mi chiede se posso tenerle un attimo quei polmoni neri, deve prendere il telefono dallo zaino.
Scopre che gliel'hanno rubato. Pronto le offro di prestarle il mio. Non ho mai saputo parlare decentemente. Sempre col tono basso e lo sguardo vuoto. Come se io sapessi tutto. Io so tutto.
Allora il treno parte. 3 ore e 50 minuti a Firenze. Arriveremo che sarà sera. Saranno le 22.50.
E noi due soli attraversiamo la piazza. Noi con degli stracci addosso, zaini mezzi aperti e scarpe distrutte. Andiamo a racogliere petardi non esplosi.
Siamo arrivati. Durante quelle quasi 4 ore siamo rimasti sempre in silenzio lanciando corde agli sguardi stanchi e schifati che guardavano noi e i polmoni neri che lei teneva in mano e sulle cosce.
Scendo e un probabile affarista o piazzista da Milano mi si scaglia contro, cado.
Valentina lascia cadere in 1/4 di secondo quei due polmoni neri per terra e uno finisce fra le rotaie e la banchina del binario. La vedo abbassarsi a me e tirarmi sù. Ma la mia gamba fragile non ha retto. Mi alzo e le dico dei polmoni. Che li ho visti. E lei in una doppia ansia. Il suo viso sbianca. Le mani tese, le vedo le ossa.
Raccoglie un solo polmone, quello recuperabile. L'altro lo lasciamo lì.
Sento per la terza volta in 8 anni la sua voce, due volte in una giornata. Questa volta dirmi "basterà un solo polmone, non importa". Io le sorrido.
Un'ora. Abbiamo raggiunto il parco. Scavalchiamo facendo attenzione al polmone.
Mi guarda. Io capisco tutto subito.
E così partiamo. Noi con degli stracci addosso, zaini mezzi aperti e scarpe distrutte.
Andiamo a raccogliere petardi non esplosi.