martedì 12 marzo 2013

Mi piacerebbe ogni tanto averti qui.

I pugni han trovato luogo. Il mio stomaco è una casa.
Vorrei poterti sbattere la canzone in faccia e dirti "Ora basta, per favore, sto male.".
Così poi andarmene, occhi giganti e palpebre strettissime. Lacrime così liquide e pensieri così duri.
Oggi è una giornata strana. 
Tu te ne sei andato docile dalle mie braccia.
Non hai cullato niente. T'avrei comprato il mondo. Ti comprerei me se nessuno ti facesse un regalo, ma ti comprerei me in ogni caso.

Modi per comunicarti questo che è. 

Avrei notti da mostrarti. 
Gallerie di quadri rubati, indagini aperte e mai portate a fine, nel modo giusto.
I muri vuoti, pareti bianche, noi al centro. 

Ti scrivo lettere, aperte a chi può pensare. E tu so ne sei capace. So che tu se ci mettessi l'impegno capiresti.
Tu ti tufferesti. Sei un delfino. Devi scoprire solo di aver il sorriso. Quello apposta per me.

Ma comunque non riesco a dirlo, non so rinunciare a te, che ti dai per quel che puoi. O forse sono io che non saprei ospitare, nel modo a te sognato, i desideri e i tuoi occhi, forse le tue mani grandi. 
Letti distrutti.
L'effetto svanisce e tu non sai quale effetto. Non sai quali Otto ore passo. Spazzo via le mie voglie. Le butto nel cassonetto del vetro. Un rumore agghiacciante arriva, lo sento a rallentatore, ed io chiudo gli occhi. Raccolta differenziata. 
Lascio cadere la gravità dalla punta delle mie dita. L'acqua in una vasca. E' congelata.

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